Invisibili di Daniel Moná

Daniel Moná è un artista colombiano che in questa residenza riflette sulle frontiere, le assenze, il transito e il non luogo; segnala i modi di percepire la città e le sue barriere, quelle fisiche ma anche quelle invisibili che ci portiamo nel nostro passaggio, quelle che vengono nascoste o esposte. La città è un riflesso dei suoi abitanti permanenti e temporanei. Da una parte c’è lo sguardo verso il cielo che qui trova lo spazio libero fra i palazzi, mentre in Latino America viene spesso interrotto dai cavi elettrici aerei, dall’altra parte c’è il fatto che i cantieri qui hanno lo scopo di conservare il patrimonio mentre là viene demolito per far posto alla modernità. In questi cantieri, che talvolta deturpano la visione magnanime e pulita che la città vuole offrire, abitano temporaneamente gli invisibili, la mano d’opera, spesso immigrati che con il suono del lavoro ma il silenzio dei loro sogni costruiscono qualcosa per gli altri ma anche il loro nuovo futuro. Daniel ci segnala lo stato di migrazione temporanea e permanente, quella del turista e del migrante, mostrandoci come noi diventiamo frontiera a seconda dell’impronta che lasciamo, dei limiti che poniamo. Lo spazio allora si percorre fra le azioni di un cantiere, come metafora del transito, della memoria, della permanenza e dell’effimero, demolire per trovare, distruggere per ricostruire, creare tensioni per avere equilibrio, resistere per esistere, abitare in un lungo scalo nel territorio che lascia delle impronte, la memoria silenziosa di chi va, di chi viene e di chi resta, infine l’artista ci invita ad attraversare le vestigia del presente e del passato.

a cura di Sandra Miranda Pattin & Francesca Morozzi