Allo JUS Museum la presentazione del catalogo della mostra di Francesco Impellizzeri
NAPOLI. Venerdì 31 gennaio, alle ore 18.00, presso lo JUS Museum di Napoli (Palazzo Calabritto, Via Calabritto, 20, piano nobile, scala B) verrà presentato il catalogo della mostra “Francesco Impellizzeri. Muoviti Muoviti” a cura di Marcello Palminteri con un saggio critico di Gabriele Perretta.
Seguirà una conversazione aperta con l’artista.
Contestualmente si potrà visitare la mostra dell’artista, prorogata fino al 5 febbraio, caratterizzata da tre cicli di opere, realizzate tra il 2011 e il 2024: “Gesti Plastici”, “Ombre Sonore” e “Stai una Favola”.
Come scrive Marcello Palminteri, curatore della mostra, “Francesco Impellizzeri ha dato voce ad un idioma apparentemente frammentario eppure caratterizzato da una continua discorsività, un agire in fermento partorito da un insaziabile desiderio di esplorare – con curiosità ora cosciente, ora infantile – gli infiniti percorsi dei linguaggi contemporanei. (…) Una ricerca che non è nomade, ma “stanziale nel mondo”: e del mondo ci offre un’immagine in movimento. “Muoviti Muoviti” non è soltanto il titolo di una canzone, non è soltanto il titolo di questa mostra, ma è l’arte di costruire immagini e suoni, di reinventarli, con regole che cambiano istante dopo istante, attraverso un gioco che mette tutto e tutti continuamente in discussione.”
Gabriele Perretta, nel denso saggio critico, scrive: “Quattro sono gli ambiti in cui il nesso arte e medialità è stato declinato: il rapporto tra arte e tecnologia, arte e performance, forma e natura trans-generica (trans-tipologica), estetica e provocazione ironica. In ciascuno di questi ambiti, lo spirito del lavoro di Francesco Impellizzeri sembra capace di offrire stimoli alla trans-figurazione di se stesso, ma è sul piano di un uso imprevisto dei mezzi tecnologici minimi che sembra aprirsi, oggi, lo spazio per un fecondo interscambio tra arte e specchio del sé, o tra arte e azione del sé, dell’in sé, dell’agone rappresentativo. È infatti solo negando la mera funzionalizzazione dello “specchio”, piegandolo alla logica dell’ironia poetica, che si accede all’autentica dimensione dell’artistico. (…) L’occhio diretto da Francesco Impellizzeri prende di contropiede la realtà. La trasforma in un altro reale che esiste nel suo e nel nostro sguardo e si risolve tutto in visione. Più di ogni altro artista punta sulla vicinanza e sulla lontananza per reinventare un mondo parallelo in cui gioca a suo agio. Ma il paradosso o la metonimia sta proprio nell’applicare la sua poetica al riconoscimento del dettaglio, nel quale di solito si va a cercare la somiglianza con il referente.”
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