Amleto … storia metropolitana
Chissà cosa penserebbe Shakespeare del suo AMLETO sceneggiato, interpretato e diretto da Francesco Gentile e dalla sua Compagnia Teatro stabile di Helsingor.
Quello che si capisce subito, fin dai primi momenti in cui si apre il sipario, è che il dramma shakespiriano è stato portato un bel po’ fuori dal suo contesto cinquecentesco , per essere calato nel nostro.
Quando Shakespeare scrisse i suoi drammi, il pubblico andava a vederli come forma di intrattenimento. Mentre per noi oggi il teatro ‘antico’ è più un momento culturale e se vogliamo divertirci andiamo al cinema a vedere 2 ore di effetti speciali e superuomini che sconfiggono gli alieni.
“Essere o non essere” è diventato un modo di dire, quasi come ‘non esistono più le mezze stagioni’, e quanti di noi sanno a chi appartiene il teschio tenuto da Amleto nell’iconica scena del dramma?
Quello che viene fatto nell’Amleto della Compagnia Teatro Stabile di Helsingor è prendere Amleto dalla scena teatrale, spogliata completamente finanche della scenografia, e catapultarlo su un palco da stand up comedy club, in cui il pubblico diventa non solo auditor, ma protagonista, chiamato a partecipare al dramma che diventa commedia, ma anche a mostrare la sua ignoranza, ebbene sì, sulla scrittura originaria. Perché, diciamocelo chiaramente, chi sa chi è la ex fidanzata di Amleto, o il nome e storia di sua madre, alzi la mano.
Inizialmente può sembrare una trovata da animazione da villaggio turistico, quella di chiamare il pubblico a salire sul palco, ma in realtà funziona, funziona perché questo momento è integrato in tutto questo Amleto surreale, se paragonato all’originale cinquecentesco, ed invece assolutamente attuale se vissuto come avvicinamento al teatro, riscoperta e comprensione di un testo analizzato nelle sue sfumature in chiave moderna.
Che l’autore inglese potesse essere oggi definito ‘politically uncorrect’ ci avete mai pensato? Nello scriver di negri, ebrei cattivi e gobbi, quante sono le cose che al giorno di oggi non avrebbe potuto dire? E la sua maniera aulica e prosaica di descrivere un momento, come ci intratterrebbe di più oggi, se ripresa nella sintesi del carattere romano, siciliano o toscano.
In tutto questo, non mancano i momenti di vero teatro alla Eleonora Duse, grazie all’interpretazione di Ofelia di Anastasia Coppola, un vero cameo di teatro da accademia all’interno della stand up comedy che è a sua volta all’interno del teatro.
Una incastro di scatole cinesi creato per fare divertire il pubblico, intrattenerlo, renderlo partecipe, e non ultimo farlo pensare, incuriosirlo, riavvicinarlo ad un autore conosciuto da tutti per nome ma da quanti letto veramente nelle opere.
E per tutti coloro che invece il teatro lo vivono, lo respirano e conoscono a memoria ogni passaggio delle opere del più famoso drammaturgo della nostra epoca, vivete invece questo spettacolo con la leggerezza d’animo dei giorni nostri, in cui, reggendo un cellulare in mano, Amleto si chiederebbe tormentato ‘apparire o non apparire’??